• 07 dicembre 2022
  • Di  Mutua BVLG ETS

L'anestesia in ambito odontoiatrico (a cura del Dott. Renato Salvadori)

Ricordo ancora quando un vecchio odontotecnico mi raccontava che negli anni ‘46-‘47 del secolo scorso, entrato come apprendista in un laboratorio che aveva uno studio odontoiatrico nello stesso appartamento, era rimasto colpito da un cartello nella sala d’attesa del dentista. Ricordava ai pazienti che le estrazioni dentarie avevano un prezzo diverso se eseguite con l’anestesia o senza l’anestesia. Erano anni del dopoguerra e molte persone, pur di risparmiare qualche lira, sopportavano stoicamente un’estrazione anche senza l’uso di un anestetico. Allora anche spostarsi da un luogo ad un altro comportava una difficoltà a causa della mancanza di frequenti mezzi di trasporto e la gente di paese preferiva ricorrere al medico condotto, che curava tutte le patologie. Questi poteva anche estrarre i denti cariati e dolenti nel suo ambulatorio, ovviamente senza anestesia. Con l’arrivo di tempi migliori l’uso di anestetici prese sempre più campo, fino ad arrivare ai nostri giorni dove in molti casi si praticano anche metodi di analgesia preparatoria alla stessa anestesia locale, oppure una vera e propria anestesia totale come in campo ospedaliero.

Oggi l’anestetico locale più frequente è la mepivacaina cloridrato con aggiunta di adrenalina, un farmaco che elimina il dolore inibendo la conduzione elettrica del nervo interessato. Prima di iniziare a somministrare una fiala di anestetico viene comunemente usata (e consigliata) un’anestesia topica direttamente nella mucosa orale dove in seguito viene fatta l’iniezione. Queste anestesie sono reperibili dai fornitori di materiale dentale ma possono anche essere ordinate in una farmacia che sia munita della cosiddetta camera bianca, dove lo stesso farmacista prepara l’anestesia sotto forma di gel. Gli anestetici venduti sotto forma di spray, al momento dell’uso, possono penetrare con il getto all’interno dei capillari dando reazioni allergiche, cosa che non avviene con i gel.

Le principali tecniche di somministrazioni nel cavo orale sono due. La prima è detta “per infiltrazione sotto mucosa” e viene usata in particolare nell’ arcata superiore, la seconda è definita “tronculare o di conduzione” in quanto si somministra direttamente nel tronco nervoso e viene usata in particolare nell’arcata inferiore.

Nella prima si anestetizza solo la parte dove si intende operare. Nella tronculare, invece, tutto il decorso del nervo interessato. Diverse sono le varianti relative al punto di iniezione a seconda di dove si vuole intervenire; molte sono all’interno della bocca. Esistono anche anestesie al di fuori della cavita orale, ma si tratta di tecniche poco usate nella pratica clinica di tutti i giorni.

Attualmente, quindi, l’anestesia in ambito odontoiatrico è estremamente adattabile alle esigenze più varie.


La pagina del Dott. Salvadori, nostro convenzionato, sul sito web MutuaBVLG.it: https://www.mutuabvlg.it/convenzionati/S/33546

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