• 05 ottobre 2023
  • Di  Mutua BVLG ETS

L'alimentazione tra emotività e razionalità (a cura della Dott.ssa Elena Bottazzi)

L’intestino, il “cervello primitivo”

L’alimentazione segue canali emotivi e legati alle sensazioni, così come aspetti razionali derivanti dall’attenzione quasi ossessiva al benessere e all’estetica corporea.
Se osserviamo il comportamento dei pazienti e degli acquirenti del settore, ci accorgiamo che se da un lato non si è portati a seguire un’alimentazione che può aver creato problemi (per esempio perché presenta sostanze in grado di causare intolleranze, allergie o cattiva digestione), dall’altro il gusto e la vista di cibi graditi, che possono portare benefici al benessere o alla sensorialità, contribuiscono a preparare l’apparato digerente ad accoglierli.
Queste considerazioni sulla fisiologia della nutrizione portano intuitivamente a considerare il legame che intercorre tra il sistema nervoso e l’apparato digerente, quello che comunemente viene definito “asse intestino – cervello”. Un rapporto sempre più sotto i riflettori degli esperti: numerosi sono gli studi che stanno valutando in quali proporzioni e attraverso quali modalità biochimiche questi organi siano in grado di comunicare. Infatti anche l’intestino utilizza neurotrasmettitori per scambiare messaggi, con un trasporto d’informazioni bidirezionale, verso l’alto e verso il basso. Inoltre l’intestino, in grado di agire autonomamente rispetto al cervello e al midollo spinale, è definito anche “cervello primitivo”.
Lattobacilli, bifidobatteri, saccharomyces: i probiotici compaiono in numerosi articoli e campagne d’informazione. Sono coinvolti nel sistema di difesa immunitaria e nel mantenimento della corretta eubiosi, nella regolazione dei succhi gastrici, quindi nella percezione della sazietà. Si sta inoltre studiando il loro ruolo in disturbi psicologici e del comportamento, grazie alla correlazione che intercorre tra intestino e cervello.

Evitare il junk food e ricercare un equilibrio

Junk Food, comfort food, food craving sono termini usati e abusati. In realtà indicano un fenomeno ben preciso, per cui il cibo viene utilizzato come mezzo per procurare piacere personale, per soddisfare bisogni e carenze. Se, come diceva Ippocrate, “Fa’ che il cibo sia la tua medicina e la tua medicina il tuo cibo”, junk e comfort food dovrebbero essere almeno alternati con “cibo che soddisfa corpo e spirito”.
L’eliminazione di ciò che procura piacere non è sempre la soluzione migliore, così come si cerca di reinserire alimenti che provocano intolleranze, per evitare un “effetto rimbalzo” da carenza.
Esempi di comfort food: lo zucchero sembrerebbe compensare carenze affettive e aiutare in caso di abbassamento dell’umore. In realtà è un effetto del tutto temporaneo e che può creare dipendenza, come la caffeina o l’alcool. Un bicchiere di vino rosso ai pasti è fonte di antiossidanti, quindi sarebbe bene evitare sia di eliminarlo che di eccedere. Per contribuire alla riduzione di stanchezza e affaticamento, come in caso di cali dell’umore e della concentrazione, la natura ci viene in aiuto con piante adattogene e toniche, come ginseng, rodiola ed eleuterococco, molto utili se assunte correttamente.

La pagina della Dott.ssa Elena Bottazzi, farmacista e consulente nutrizionale, nel sito web di Mutua BVLG: https://www.mutuabvlg.it/convenzionati/S/35956


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