Parlare del pavimento
pelvico non è semplice: si tratta di una struttura del nostro corpo poco
conosciuta, nascosta, complessa dal punto di vista anatomico. È un gruppo
muscolare articolato in tre strati che chiude in basso il bacino, circonda
l’uretra, la vagina, l’ano, sostiene la vescica, l’utero ed il retto insieme
alle strutture ligamentose che ancorano ai lati del bacino gli organi
sopracitati. Lo costituiscono, dall’esterno verso l’interno del nostro corpo, lo
strato cutaneo, i muscoli e le fasce.
Le sue funzioni
riguardano la continenza urinaria e fecale, la minzione e la defecazione; inoltre,
come struttura dinamica è capace di rispondere in contrazione riflessa (non
volontaria) agli aumenti della pressione addominale in caso di tosse, salti,
attività fisica.
Concorre al mantenimento nella giusta posizione degli organi interni
sopracitati, per evitare discese degli stessi dette prolassi.
Assume un ruolo rilevante nella vita sessuale ai fini del piacere nel rapporto
e della riproduzione, sostiene l’utero gravido e, nel corso del parto, sarà la
struttura che dovrà distendersi e aprirsi sotto la forza della vita, per
far sì che il bambino si affacci al mondo.
È un’area con la quale
non instauriamo quel rapporto quotidiano e spontaneo di consapevolezza e
contatto che, invece, si concretizza con le nostre mani, le nostre gambe o il
nostro viso.
Ha implicazioni emozionali rilevanti, in qualità di regione
chiave della sessualità, della riproduzione e della funzione escretoria.
Consideriamo che il
pavimento pelvico partecipa come poche altre aree del corpo a tutte le nostre
attività quotidiane. Può quindi può subire gli effetti negativi derivanti da
una struttura anatomica predisposta, da cattive abitudini minzionali o
evacuative, prolungate posture scorrette, difficoltà respiratorie croniche,
sforzi da sport, travaglio prolungato, parto operativo, stipsi... Anche
fattori come stress, obesità, particolari tipi di lavoro, malattie croniche
e alterazioni ormonali possono influire negativamente sullo stato di salute di
questa struttura muscolo-connettivale, che può perdere elasticità, tonicità
e capacità di reagire in modo appropriato alle sollecitazioni quotidiane.
Possiamo suddividere in
tre grandi gruppi i disturbi derivanti da problemi al pavimento:
- disturbi
della continenza come l’incontinenza urinaria, ai gas o alle feci, ma
anche la ritenzione urinaria e la stipsi;
- disturbi
della statica come il prolasso degli organi pelvici,
ossia la discesa degli stessi o le emorroidi;
- disturbi da
ipo o ipertono con muscolatura poco o troppo contratta, come nelle
disfunzioni sessuali o nel dolore pelvico cronico.
È possibile una
riabilitazione del pavimento pelvico?
Sì, la terapia consente
di prevenire, diminuire o eliminare problemi come i seguenti: la perdita di
urina con i colpi di tosse e starnuti o per la difficoltà di raggiungere il
bagno (urgenza minzionale); l’incontinenza fecale e ai gas; la stipsi; il
dolore pelvico; il prolasso degli organi pelvici. Importante è non sottovalutare
le prime manifestazioni problematiche, che spesso non sono vissute come
particolarmente invalidanti ma lo possono divenire, e considerarle “normali”,
magari per l’avanzare degli anni o dopo un parto (perdo una goccia di
urina quando sollevo il mio bambino…). Purtroppo, anche le pubblicità non
aiutano in questo senso, spingendo per la vendita di pannolini anziché
consigliare la risoluzione del problema.
Come prendermi cura del
mio pavimento pelvico?
Una prima risposta può
essere: parlane! Parlane con il tuo medico, con le amiche, colleghe, conoscenti
per abbattere il muro di silenzio e vergogna che spesso si erge di fronte a
questo argomento. Rivolgiti a professionisti esperti che sapranno indirizzarti
alla terapia più specifica per il tuo caso, perché ogni situazione è unica e
sono altamente sconsigliati i “fai da te” da ricerche su Internet.
Il percorso
terapeutico-riabilitativo migliore è personalizzato e basato sui bisogni della
persona. Il primo passo è sempre l’informazione sul funzionamento del pavimento
pelvico; segue l’elaborazione di un progetto terapeutico che si avvale di
un insieme di strumenti:
· l’esercizio terapeutico
guidato, molto importante, ci aiuta a capire cosa muovere se
non lo sappiamo, a tonificare ed elasticizzare i muscoli o a rilassarli, ad
associarli alla respirazione, ad inserire determinate performances nella
vita di tutti i giorni;
· il biofeedback è uno strumento che ci
permette di visualizzare al PC tramite un grafico la rappresentazione della
contrazione del perineo effettuata dalla persona. Si concretizza con una
curva che può avere diverse forme. Anche questo strumento ci aiuta a capire
cosa contrarre e può aiutare nell’allenamento.
· l’elettrostimolazione, non dolorosa, riattiva
la contrazione in un perineo poco o quasi per nulla rispondente e può fornire
correnti antalgiche.
· l’elettroporazione e la radiofrequenza sono tecniche che si avvalgono di raffinati strumenti
elettromedicali di ultima generazione, permettendo di far assorbire dei farmaci
analgesici, antiinfiammatori (per il dolore pelvico) o ormoni e/o sostanze
trofiche per la mucosa proprio dove servono, senza mezzi invasivi come gli
aghi, e di far rilassare la muscolatura contratta eccessivamente con lo
sviluppo di calore endogeno molto ben tollerato.
Si associano, quindi, interventi di educazione sanitaria che riguardano la rimozione di cattive abitudini, come il trattenere troppo a lungo lo stimolo urinario o, al contrario urinare troppo di frequente perché ci portiamo dietro questo retaggio fin dall’infanzia, o consuetudini alimentari che non aiutano nella stipsi (ed anche tanto altro…), sostegno psicologico e consulenza sessuologica. Importante, infine, una positiva relazione operatore-utente, elemento fondamentale di tutti i processi terapeutici che qualifica il professionista e contribuisce al successo dell’intervento.
La pagina del Centro Medico Specialistico Versilia su MutuaBVLG.it: https://www.mutuabvlg.it/convenzionati/S/33684
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